Volevo scrivere un articolo, o un post, per parlare di quello che è appena successo, quello che si è appena concluso – circa una settimana fa – insieme all’ultima data degli Acrobati in Tour. Poi però volevo anche scriverne un altro per parlare di quello che deve ancora succedere e che comincerà a breve – fra circa una settimana – per poi proseguire fino alle porte del nuovo anno, e magari oltre.
Alla fine ne scrivo uno solo e metto insieme memoria e progetto, che in fondo è quello di cui parlo dall’inizio. Lo sguardo dall’alto che riesce ad abbracciare il prima e il dopo, il dietro e il davanti, senza rimanere costretto nel precario equilibrio dell’oggi, del qui.
Allora cominciamo.
Del passato in realtà non avrei bisogno di dire molto, anzi forse non dovrei dire niente. Abbiamo riempito ogni spazio possibile con piccoli racconti dei tanti concerti, attraverso le foto, i saluti, i ringraziamenti, le “dirette”… Parlarne ancora rischierebbe di sembrare pericolosamente auto-celebrativo. Però non posso non liberare almeno per un attimo il sentimento che mi pervade, che è di orgoglio e gratitudine innanzitutto.
Ho gli occhi e le orecchie ancora pieni di note, parole, luci, cartoncini rossi, aeroplani multicolore, richieste, improvvisazioni, scherzi, sorprese, imprevisti, ospiti, amici, lavoratori instancabili, pubblici attenti e urlanti… Teatri, piazze, librerie, prati di montagna, parchi archeologici, lungomare affollati, strade roventi, svincoli saltati, ristoranti quasi chiusi, edicole quasi aperte.. Mi sembra ancora di sentire il peso di un cilindro sulla testa o il tappo di due micro-cuffie nelle orecchie… ma probabilmente è colpa dell’influenza che mi ha inevitabilmente (e prevedibilmente) colpito il giorno dopo l’ultimo concerto.
In ogni caso è stato un cammino poderoso e fortunato. Abbiamo iniziato in inverno, proseguito in primavera, ricominciato in estate e concluso in autunno.
I numeri sono stati altrettanto poderosi e fortunati, ma ve li risparmio volentieri. E neanche vi imporrò l’elenco dei nomi di quelli che dovrei e vorrei ringraziare.
Mi limito a dire che nulla di questo sarebbe stato possibile senza di voi – prima di tutto – ma ancor di più senza la squadra di persone che ho avuto accanto, dal primo (ammesso che esista un primo) dei musicisti all’ultimo (ammesso che esista un ultimo) dei macchinisti.
INTANTO STO GIÀ AL LAVORO SU NUOVE CANZONI
A me piace molto lavorare in questo modo, cercando di interpretare ogni concerto, ogni occasione, come fosse una cosa a sé, obbligatoriamente diversa dalle altre. Ma non potrei permettermi nulla del genere se non avessi intorno persone che condividono questa impostazione e l’ambizione a crescere e migliorarsi sempre. Ogni musicista e ogni tecnico ha dovuto lavorare a qualcosa di nuovo ogni sera, praticamente dalla prima all’ultima data. Vi assicuro che non è così scontato.
Grazie a loro e a tutti voi per questo. Per quella miriade di pezzetti di vita regalati e condivisi una sera dopo l’altra.
Il dopo è sempre difficile, inevitabilmente spiazzante.
Forse anche per questo – lo confesso – non è poi così vero che “era finito”…
Intanto perché come molti di voi già sanno ci sarà una piccola reprise del live a dicembre, forse nemmeno limitata solo alle due date romane. Vediamo.
Sarà comunque di fatto quella la vera chiusura delle nostre Acrobazie. E – visto che tendo a legare ogni periodo a una canzone – sarà “La mia casa” il brano a cui affiderò il compito di chiudere i discorsi, fermare la storia riportandola un po’ al suo punto di partenza (visto che è l’apertura del disco).
Nel frattempo però ci sarà un altra canzone impegnata a traghettarci da qui a lì. Non vi anticipo ancora quale, ma lo scoprirete a brevissimo. Io personalmente non vedo l’ora.
E in ogni caso anche in questi mesi di ottobre e novembre non sarò completamente fermo, mi vedrete comparire in due o tre contesti particolari, per cose a cui tengo o che mi sembrano interessanti.
Tornerò e torneremo a far vivere il sito-giornale, con un po’ di nuovi contenuti e alcune idee da mettere in cantiere e su cui provare a coinvolgere alcuni di voi. Mi piacerebbe anche aprire uno spazio di confronto, in cui confrontarci su temi artistici, ma anche sociali e politici. Cazzeggiare ma anche discutere e scambiarci informazioni.
E il vero problema è che intanto sto già al lavoro su nuove canzoni. Come fosse una febbre.
Ah già, probabilmente è proprio febbre, ma finché mi fa suonare… non voglio guarire!
A prestissimo.
Il – cosiddetto – presidente.
#stayparecchiomaparecchioinbell
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