QUOTIDIANO FONDATO NEL 1994
2 novembre 2016
Sebastiano De Gennaro racconta la nascita della collana di dischi 19'40" realizzata con Enrico Gabrielli e Francesco Fusaro

C’era una volta un Re, che disse alla sua serva, raccontami una favola, e la serva incominciò: c’era una volta un disco, intitolato 19’40”, per la precisione era il 2013 quando io ed Enrico Gabrielli pubblicammo  tale disco dedicato alla musica di John Cage da lui composta nell’anno 1940. Lo sapete chi era John Cage? Era un micologo? O forse un musicista? Beh, questa è un’altra favola e magari ve la racconto al prossimo concerto. Ma torniamo alla favola delle 19:40, si perché è proprio a quest’ora che dal primo dicembre 2016 cominceremo a pubblicare i dischi della nostra nuovissima collana discografica, che si chiama, per chiudere il cerchio, 19’40”!

Che ore sono? Che anno è? Qual è la favola? Qual è il Re? …se ho fatto solo confusione in questo preambolo colmo di numeri da qui in giù proverò a spiegarmi meglio. 
Intanto, vi ricordate di me? Sono Sebastiano de Gennaro, l’omino buffo con gli occhiali (citazione) che suona strumenti strani con il vostro Presidente. Ed è proprio perché mi occupo di musica, di suoni e di strumenti particolari, che Daniele (sempre attento e curioso) mi ha chiesto di raccontare a La Voce del Megafono che cosa sia esattamente 19’40”.
Diciannove e Quaranta è una collana di dischi su abbonamento pensata da me ed Enrico Gabrielli assieme al musicologo Francesco Fusaro, nata quest’anno per raccogliere, curare e diffondere il nostro lavoro sulla musica scritta. Minime, semiminime, crome, semicrome, semibiscrome, pause, chiavi ..corone; qualsiasi tipo di musica purché abbia un attinenza col segno sulla carta, con la notazione musicale e non solo, anche col fumetto, col disegno, con l’illustrazione. Ogni disco sarà curato graficamente da un diverso artista, e sarà accompagnato da un booklet contente un testo critico di Francesco Fusaro, per comprendere meglio cosa state ascoltando e che lavoro abbiamo fatto.
Dunque non è solo una favola ma una storia di musica, di idee, di dischi, di pacchetti, spedizioni e cassette postali: chi si abbona riceverà un disco ogni quattro mesi, 
il primo in arrivo (1 dicembre 2016) sarà una raccolta di trascrizioni di brani tratti dal repertorio di band strumentali italiane di area math-rock, noise, avant-garde, realizzate sapientemente da Enrico per il nostro ensemble di sei elementi (violino, pianoforte, oboe, clarinetto, basso tuba e percussioni). Parliamo quindi di trascrizione di musica ‘folklorica’ mai riportata prima su carta pentagrammata. La seconda uscita prevista per il 2 aprile 2017 sarà l’Histoire du Soldat di Igor’ Stravinskij, la Storia del Soldato, una meravigliosa opera da camera del 1918, anch’essa scritta con inchiostro su carta… una vera e propria favola russa, per l’occasione recitata in italiano da Stefano Panzeri ed illustrata con i disegni di Olimpia Zagnoli. E poi via via altri dischi per scoprire musica di cui forse in molti in questo momento non conoscono nemmeno l’esistenza.

10 ottobre 2016
dei SELTON

Abbiamo conosciuto Daniele in una circostanza molto… come definirla? Molto “Daniele”! Qualche anno fa eravamo al Mi Ami Festival di Milano quando suona il telefono di Ricardo e si presenta una voce ancora poco conosciuta a noi (si, lo ammettiamo!!) ma molto simpatica che ci invitava a suonare a sorpresa al suo matrimonio in qualche bella zona vicino a Roma. Diceva che alla sua futura moglie piacevamo molto e che aveva sentito che facevamo i pezzi dei Beatles con grande passione (oltre a scrivere i nostri pezzi, per chi non lo sa abbiamo cominciato suonando i Beatles a Barcellona per strada e poi ci siamo trasferiti in Italia). In viaggio abbiamo ricevuto la chiamata di quello che ci avrebbe fatto

5 giugno 2016
di samuel umberto romano (Subsonica)

Minchia che fico!
Incontrarsi, scontrarsi, prendersi, lasciarsi, innamorarsi, struggersi!
Ebbene sì!
Siamo proprio una bella manica di disperati noi esseri umani, o almeno quelli che ho conosciuto io.
Scrivere musica poi è inebriante, un secondo prima non c’è nulla, quello dopo trovi quattro parole che ti fanno vibrare, che si sposano perfettamente con una melodia e con un ritmo, una speranza.
Ma dove cazzo siamo stati concepiti? Ma soprattutto, chi ci ha concepito? Dio? La biologia? Un’entità aliena passata per il nostro sistema solare milioni di anni fa? I Sumeri???
Chiunque sia stato comunque, non si è premurato di lasciare le istruzioni del cuore, perché ci sono cose che ancora oggi mi travolgono come una valanga in piena estate.
Qualcosa di inaspettato, non programmato, improvviso che ti riempie, un palinsesto emozionale che mi lascia completamente indeciso sul canale da scegliere.
C’è quello tranquillo, quello vanitoso, quello delicato, quello scafato, il barbuto, chi ha il polso rotto perché gioca a calcio, quello degli anni ottanta, quello perso che fa disperare tutti, e quello che si incazza con quello che fa disperare tutti.
C’è una festa di compleanno e ci sono una caterva di ricordi ammucchiati tutti insieme e troppo poco tempo per viverli tutti, per scambiare una lacrima con gli attori di questo bellissimo spettacolo. È forse per questo che alla fine la lacrima la scambi con te stesso, da solo accovacciato sul palco mentre i tecnici smontano, cercando di renderti invisibile, dopo essere stato l’oggetto degli sguardi di circa cinquantatamila persone (stima ufficiale della questura).


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