QUOTIDIANO FONDATO NEL 1994

NON ERA VERO, CHE ERA FINITO

È stato emozionante chiudere l’ultimo concerto di questo “interminabile” tour con quella canzone, Alla fine. Mai suonata prima, la stessa che chiude il disco che ci ha portato in giro per un anno. E con quelle parole all’inizio vagamente profetiche, visto che ci siamo ritrovati a suonarla e cantarla per la prima volta in un concerto che non avrebbe dovuto esserci. Sconfinando nel 2017 quando ero certo che le due date romane dell’auditorium di fine dicembre sarebbero state le ultime. (altro…)

gennaio 24, 2017 at 10:07 am | Editoriali | No comment

L’unica guerra che non vedevo l’ora di combattere

Parto dal presupposto che a questo punto della mia carriera di collaborazioni inizio a contarne davvero tante, tantissime direi, ognuna di loro ha una sua storia, è nata in particolari circostanze. Non posso fare a meno di sottolineare, non perché sono ospite di queste sue “pagine virtuali”, che quando un rapporto va al di là della musica – come quello che c’è tra me e Daniele – le collaborazioni diventano quasi suggestive perché quello che ci metti dentro non è solo musica.
Così l’invito di Daniele è stato un po’ come l’arrivo in cima, in cima a una grande intesa, soprattutto umana, ne sono stato felice ma forse non del tutto stupito. Stava realizzando un disco molto particolare, e nella ricerca di qualcosa di “strano” credo che abbia riconosciuto in me il musicista poliedrico che poteva fare al caso suo, Acrobati suona infatti in molti modi diversi nonostante i brani riescano a mantenere un trait d’union fra loro, davvero un lavoro di grande equilibrio, è proprio il caso di dire che mai titolo fu più appropriato.
Ricordo distintamente la mia prima reazione all’ascolto de La guerra del sale, è stato qualcosa tipo: “Wow! Daniele ha fatto veramente un pezzo hard core!”. trioPerché, che lui sia fuori da ogni accademia è fuor di dubbio, ma questo pezzo suonava davvero hard core, una delle cose che più mi piacciono e non nascondo di essermi – neanche tanto metaforicamente – sfregato le mani, il panorama che mi si dispiegava davanti era oltre ogni più rosea previsione.
Ho approcciato il brano da un punto di vista più ritmico, che è poi il mio modo di operare all’interno degli arrangiamenti e quando ho pensato a come realizzare qualcosa che si legasse al magma sonoro del pezzo ho ritenuto che sperimentare fosse la strada migliore, anche sui suoni stessi: ci sono sovrapposizioni, cluster veri e propri all’interno dei quali faccio scorrere delle note glissate dei tromboni (apro una parentesi per un elogio al talento di Mauro Ottolini che quei tromboni li ha suonati), e poi c’è questa esplosione di melodie, delle quali la principale ha un arrangiamento con delle note al limite della dissonanza tra di loro, che però stanno benissimo perché anche la struttura armonica del pezzo è molto aperta, quasi modale. E poi insomma… “eravamo in tre”! Sapere che a un certo punto avrebbe attaccato Caparezza mi dava la certezza che la chiave da ricercare era quella dell’insolito.
La connessione fra i tre, a vederla, è quella tra persone che si conoscono, che si stanno simpatiche, che si divertono, ma bisogna anche considerare che i tre mondi che si incontrano sono abbastanza diversi tra loro, ognuno ha una propria identità specifica, stare in tre su quel filo teso è stata senza dubbio un’altra bella acrobazia per la quale mi sento di ringraziare sia Daniele che Michele. (altro…)

novembre 3, 2016 at 5:54 pm | Articoli, petit | No comment

C’ERA UNA VOLTA UN RE, ANZI, C’ERA UNA VOLTA…

C’era una volta un Re, che disse alla sua serva, raccontami una favola, e la serva incominciò: c’era una volta un disco, intitolato 19’40”, per la precisione era il 2013 quando io ed Enrico Gabrielli pubblicammo  tale disco dedicato alla musica di John Cage da lui composta nell’anno 1940. Lo sapete chi era John Cage? Era un micologo? O forse un musicista? Beh, questa è un’altra favola e magari ve la racconto al prossimo concerto. Ma torniamo alla favola delle 19:40, si perché è proprio a quest’ora che dal primo dicembre 2016 cominceremo a pubblicare i dischi della nostra nuovissima collana discografica, che si chiama, per chiudere il cerchio, 19’40”!

Che ore sono? Che anno è? Qual è la favola? Qual è il Re? …se ho fatto solo confusione in questo preambolo colmo di numeri da qui in giù proverò a spiegarmi meglio. 
Intanto, vi ricordate di me? Sono Sebastiano de Gennaro, l’omino buffo con gli occhiali (citazione) che suona strumenti strani con il vostro Presidente. Ed è proprio perché mi occupo di musica, di suoni e di strumenti particolari, che Daniele (sempre attento e curioso) mi ha chiesto di raccontare a La Voce del Megafono che cosa sia esattamente 19’40”.
Diciannove e Quaranta è una collana di dischi su abbonamento pensata da me ed Enrico Gabrielli assieme al musicologo Francesco Fusaro, nata quest’anno per raccogliere, curare e diffondere il nostro lavoro sulla musica scritta. Minime, semiminime, crome, semicrome, semibiscrome, pause, chiavi ..corone; qualsiasi tipo di musica purché abbia un attinenza col segno sulla carta, con la notazione musicale e non solo, anche col fumetto, col disegno, con l’illustrazione. Ogni disco sarà curato graficamente da un diverso artista, e sarà accompagnato da un booklet contente un testo critico di Francesco Fusaro, per comprendere meglio cosa state ascoltando e che lavoro abbiamo fatto.
Dunque non è solo una favola ma una storia di musica, di idee, di dischi, di pacchetti, spedizioni e cassette postali: chi si abbona riceverà un disco ogni quattro mesi, 
il primo in arrivo (1 dicembre 2016) sarà una raccolta di trascrizioni di brani tratti dal repertorio di band strumentali italiane di area math-rock, noise, avant-garde, realizzate sapientemente da Enrico per il nostro ensemble di sei elementi (violino, pianoforte, oboe, clarinetto, basso tuba e percussioni). Parliamo quindi di trascrizione di musica ‘folklorica’ mai riportata prima su carta pentagrammata. La seconda uscita prevista per il 2 aprile 2017 sarà l’Histoire du Soldat di Igor’ Stravinskij, la Storia del Soldato, una meravigliosa opera da camera del 1918, anch’essa scritta con inchiostro su carta… una vera e propria favola russa, per l’occasione recitata in italiano da Stefano Panzeri ed illustrata con i disegni di Olimpia Zagnoli. E poi via via altri dischi per scoprire musica di cui forse in molti in questo momento non conoscono nemmeno l’esistenza. (altro…)

novembre 2, 2016 at 10:07 am | Articoli, Monetine 2 | No comment

LA VOCE DI UN AMICO

Abbiamo conosciuto Daniele in una circostanza molto… come definirla? Molto “Daniele”! Qualche anno fa eravamo al Mi Ami Festival di Milano quando suona il telefono di Ricardo e si presenta una voce ancora poco conosciuta a noi (si, lo ammettiamo!!) ma molto simpatica che ci invitava a suonare a sorpresa al suo matrimonio in qualche bella zona vicino a Roma. Diceva che alla sua futura moglie piacevamo molto e che aveva sentito che facevamo i pezzi dei Beatles con grande passione (oltre a scrivere i nostri pezzi, per chi non lo sa abbiamo cominciato suonando i Beatles a Barcellona per strada e poi ci siamo trasferiti in Italia).
In viaggio abbiamo ricevuto la chiamata di quello che ci avrebbe fatto da tour manager per il grande giorno, un caro amico di Daniele che si presenta al telefono con “Ciao Ric, sono Roy Paci!”. E che tour manager! Arrivati al posto giusto ci ha subito messo a nostro agio sotto un salice piangente con la nostra postazione già montata e dovutamente nascosta da Lisa, che qualche minuto dopo sarebbe stata sorpresa da quei 4 ragazzi che cantavano pezzi romantici e allegri in omaggio a lei e al suo ora marito. Quello che non sapevamo era che, come regalo di matrimonio, Daniele avrebbe trovato di fianco a noi un piano elettrico e senza pensarci due volte ci avrebbe fatto da Billy Preston, suonando TUTTI i pezzi insieme a noi!
Dopo quella giornata magica abbiamo vissuto altre avventure assieme e con il tempo quella simpatica voce di una chiamata inaspettata è diventata sempre più familiare a noi. Familiare come quella di un fratello.

With love, from us to you.

ottobre 10, 2016 at 10:42 am | Monetine 2 | No comment

TANTI AUGURI A NOI!

Minchia che fico!
Incontrarsi, scontrarsi, prendersi, lasciarsi, innamorarsi, struggersi!
Ebbene sì!
Siamo proprio una bella manica di disperati noi esseri umani, o almeno quelli che ho conosciuto io.
Scrivere musica poi è inebriante, un secondo prima non c’è nulla, quello dopo trovi quattro parole che ti fanno vibrare, che si sposano perfettamente con una melodia e con un ritmo, una speranza.
Ma dove cazzo siamo stati concepiti? Ma soprattutto, chi ci ha concepito? Dio? La biologia? Un’entità aliena passata per il nostro sistema solare milioni di anni fa? I Sumeri???
Chiunque sia stato comunque, non si è premurato di lasciare le istruzioni del cuore, perché ci sono cose che ancora oggi mi travolgono come una valanga in piena estate.
Qualcosa di inaspettato, non programmato, improvviso che ti riempie, un palinsesto emozionale che mi lascia completamente indeciso sul canale da scegliere.
C’è quello tranquillo, quello vanitoso, quello delicato, quello scafato, il barbuto, chi ha il polso rotto perché gioca a calcio, quello degli anni ottanta, quello perso che fa disperare tutti, e quello che si incazza con quello che fa disperare tutti.
C’è una festa di compleanno e ci sono una caterva di ricordi ammucchiati tutti insieme e troppo poco tempo per viverli tutti, per scambiare una lacrima con gli attori di questo bellissimo spettacolo. È forse per questo che alla fine la lacrima la scambi con te stesso, da solo accovacciato sul palco mentre i tecnici smontano, cercando di renderti invisibile, dopo essere stato l’oggetto degli sguardi di circa cinquantatamila persone (stima ufficiale della questura). (altro…)

giugno 5, 2016 at 6:38 pm | Monetine 2 | No comment

UNA SERIE DI PICCOLE MAGIE

Più che una serie di acrobazie, è stata una lunga serie di piccole magie e combinazioni fortunate a mettermi in mano la canzone che poi avrebbe dato il titolo a questo nuovo album.
Era l’inizio del luglio scorso (2015) quando io e un gruppetto di musicisti agguerriti entravamo in uno studio di registrazione a Lecce, il Posada Negro Studios di Roy Paci, per passare insieme tre giorni di pura libertà creativa. Avevo con me un telefono con la memoria piena di appunti musicali o di testo registrati al volo nei mesi precedenti. (altro…)

maggio 6, 2016 at 7:48 am | Editoriali | No comment


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